Locarno. Infine, il temutissimo (dalla sottoscritta) film cosiddetto “da festival” è arrivato. Il suo titolo è COSMOS. Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore polacco Witold Gombrowicz, recitato in francese e diretto dal noto regista Andrzej Żuławski, narra l’avventura surreale di due amici ospiti in una pensioncina a conduzione familiare. In una villa fuori dal mondo, immersa nella natura, vicino al mare, due ragazzi sono alla ricerca di quiete: Witold, che deve recuperare un esame di diritto andato male, e Fuchs, che si è appena licenziato da una casa di moda. I due sono accolti da un bizzarro e variegato gruppo che, nonostante faccia del proprio meglio per metterli a loro agio, pare celare un segreto. E, in effetti, più il tempo scorre, più ci viene il sospetto che qualcosa non quadri.
Il regista Andrzej Zulawski confeziona un noir bislacco in cui tutti recitano sopra le righe e paiono posseduti da forze oscure. Il suo film non è un horror (al massimo prende in prestito espedienti thriller) ma è un orrore per i miei sensi. Ho provato, infatti, l’ebrezza di dover chiedere supporto ai compagni di sventura al fine di trovare rassicurazioni e comprendere cosa stesse realmente accadendo sullo schermo. Non è servito a molto: la platea era divisa, troppo persa per i suoi pensieri. Ufficialmente si presenta come una colta opera surreale con finale sorprendente, di fatto ti fa dubitare delle tue facoltà mentali.
Il protagonista Witold è uno spilungone fifone, vittima di ogni sorta di fobia (dalla paura del buio a quella per l’acqua e così via), che vaneggia e s’invaghisce della giovane proprietaria. Tutti sembrano avere più di un problema: assecondano e alimentano la follia altrui. Come se non bastasse, la rappresentazione è farcita di citazioni pseudo- brillanti, inquadrature allusive e ogni sorta di stimolo adatto al cinefilo in cerca di rassicurazioni. Se volete testare la vostra conoscenza di letteratura, storia del cinema e filosofia, accomodatevi, tutti gli altri invece sono avvisati di ponderare con prudenza l’ingresso in sala.
COSMOS è da maneggiare con cura. È sgangherato. Mostra gente allucinata e provoca smarrimento. È un vero attentato al buon umore e, in base alla mia esperienza, sarà apprezzato soprattutto da chi attendeva una nuova occasione per dimostrare di essere superiore al volgo (tutti noi!). Posso scommettere che da stasera l’intellighenzia lo sosterrà. Io l’ho subìto e la voglia di leggere il libro è svanita in un lampo. Convivrò coi dubbi.
Vissia Menza

Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
Non sia mai che un film metta alla prova lo spettatore, vero?
Non sia mai che lo spettatore o il sedicente critico si trovi nella scomoda posizione di dover pensare a quello che vede, vero?
C´é una differenza tra il film “da festival”, opera ammiccante che non nasconde nulla tranne il suo desiderio di ammaliare con falsa profonditá e un film che é opera di pensiero, e in quanto tale un oggetto misterioso. Lei di certo non ha compreso questa differenza.
Se peró questo film le ha fatto dubitare delle sue qualitá mentali, mi pare abbia giá fatto un ottimo lavoro.
Un film intollerabile