Ieri pomeriggio è stato presentato al pubblico di Locarno67 il cortometraggio diretto dalla giovane regista Rachel McDonald con Melanie Griffith. La storia è ambientata nella classica metropoli americana e protagonista è Billy (Gale Harold), una persona come tante che sta attraversando una fase delicata in cui non ce la fa più. Sarà la sua interazione con degli sconosciuti a cambiargli la prospettiva. L’uomo troverà nuova linfa vitale nell’ultimo posto dove cercarla: in un bar, servendo alcolici dietro un bancone anonimo, ben lontano dalla rinomata downtown.
L’attrice Melanie Griffith e la regista Rachel McDonald erano entrambe presenti all’incontro col pubblico nel tardo pomeriggio (sempre di ieri), in giardino, all’aperto, dove tutti gli affezionati frequentatori del Festival potevano fermarsi, ascoltare e fare una domanda. Puntuali, solari, disponibili e a loro agio sotto una strana canicola, le signore hanno parlato della loro collaborazione in “Thrist”, appunto, a cui facciamo il nostro in bocca al lupo nella corsa per il “Pardino”. Soli 24 minuti che sono apparsi a tutti come ottimo cinema. Il cortometraggio della McDonald è corto, appunto, ma inteso, accurato e con una Griffith superlativa.
L’attrice, che in barba alle male lingue ha una voce da ragazzina e un fisico da pin-up, è la protagonista femminile di una storia di compassione, misericordia e dipendenza. Un racconto cupo, triste, reale, in cui una donna non più giovane, alcolizzata, che non se la passa per nulla bene, riesce a dare la speranza e a far tornare la voglia di vivere al protagonista.
Se mi avessero chiesto tempo addietro di dedicare un intero post a un cortometraggio, avrei replicato con un sincero “giammai, è impossibile”. Oggi, invece, mi rendo conto che quando un film è fatto bene, che duri venti minuti, un’ora o due, non fa differenza. E questa storia, che prende spunto dalle confidenze fatte dal co-autore alla regista, dal racconto di un periodo difficile avuto a metà anni ’90 mentre abitava nella Grande Mela, ha molto da dire, ha molto da trasmettere, ha molto in comune con noi.
Questo piccolo (solo nella durata) lavoro ci parla non solo con ogni frase detta ma anche con ogni nota suonata, con ogni inquadratura, con la luce e le calde ombre, che riflettono la tristezza di personaggi tanto simili a tutti, nonostante le abitudini e le banconote che vanno e vengono sul bancone ci ricordino che ”Thirst” è un film americano.
Un corto sopraffino per quanto riesca a esprimere, con molta più grazia di opere lunghe viste in altre sezioni, che “la vita è troppo breve per non essere vissuta”, mai perdere quella sensazione di vitalità e l’umana pietas! Tutto è perfetto: recitazione, musica, fotografia e sopraggiunti i titoli di coda ci spiace non continui. Un piccolo gioiello. Non stupisce quindi che a gran voce i presenti all’incontro abbiano chiesto un sequel o una versione più “lunga” della storia di Sue e Billy. Chissà…
Vissia Menza

Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”