Cosa significa essere adolescenti negli anni Zero? Quanto è profondo il confine fra la “società dei ragazzi” e la “società degli adulti”? Quanto deve essere lungo questo salto che permette ai giovani di sperimentare il proprio Sé?
“Responsabilità e Disagio. Una ricerca empirica sugli adolescenti piemontesi” è un percorso di ricerca, un’analisi dedicata “alle generazioni che verranno” realizzata da R. Trinchero e M.L. Tordini nel 2011, edita da Franco Angeli.
Gli autori, dopo aver descritto il contesto di indagine, cosa ha portato l’uomo dai riti di iniziazione, che segnavano il passaggio all’età adulta, ai movimenti di protesta giovanili degli anni Sessanta, atti a “prendere il controllo del mondo dei padri“, dopo aver evidenziato cosa significa essere giovane e cosa essere anziano in una società fluida e quanto sarebbe più opportuno considerare il BIL (Benessere Interno Lordo) rispetto al sovrastimato PIL che “misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta” (Kennedy, 1968), espongono la loro indagine empirica attraverso 24 situazioni rappresentative della responsabilità e del disagio giovanile. Il disagio inteso come malessere, come comportamento trasgressivo e il disagio come condotta autolesiva viene operazionalizzato e analizzato seguendo le ipotesi di ricerca che prevedevano differenze significative per genere, età e luogo di residenza. La compilazione online del questionario, avvenuta nelle scuole aderenti all’indagine del territorio piemontese (e che quindi non ha previsto la scelta di un campione rappresentativo dell’intera popolazione di studenti, se non di quelli piemontesi), ha coinvolto 2156 ragazzi di 6 istituti diversi. Le dimensioni indagate sono state: l’atteggiamento verso la “sfera pubblica”, l’atteggiamento verso la formazione scolastica, l’atteggiamento verso gli insegnanti, l’atteggiamento verso i propri pari, l’atteggiamento verso se stessi.
Quello che è emerso dalla ricerca è che il disagio c’è, esiste, ma rispetto agli indicatori considerati, è un fenomeno piuttosto contenuto e che riguarda circa il 16% dei soggetti. Come evidenziano gli autori “non sovrastimare il problema non vuol dire ignorare che esso esista” ed è importante andare incontro alle esigenze dei ragazzi che richiamano ad una migliore professionalità docente, che vada oltre gli aspetti puramente didattici ma includa anche quelli educativi e relazionali, perché l’insegnante possa ascoltare in modo “non giudicante” le esigenze degli studenti; anche la famiglia chiedono che sia presente e partecipativa, che ponga delle regole senza però mettere ansia e minare l’autostima del ragazzo, che gli dia responsabilità e fiducia.
“Responsabilità e Disagio” è un testo che merita di essere letto soprattutto da quella società degli adulti che, a volte, sembra sottostimare l’importanza delle nuove generazioni, che pone barriere e che soprattutto non sempre riesce ad essere un modello di riferimento. Trinchero e Tordini, in 216 pagine, evidenziano come la necessità dei rispondenti sia quella di un “gioco di squadra”, che coinvolga i genitori, gli insegnanti, il gruppo dei pari e naturalmente il ragazzo stesso. “L’intervento educativo deve quindi promuovere nei ragazzi la piena consapevolezza della necessità di assumersi le proprie responsabilità”, spronandoli attraverso vari livelli e varie attività, facendogli credere nel valore della meritocrazia non a parole, ma con i fatti.
Gli studenti sono cittadini, non clienti e consumatori; il disagio giovanile non è semplicemente l’espressione di una sola parte della popolazione bensì rappresenta il malessere dell’intera società di cui fa parte.
Giovanna Puccio
SCHEDA LIBRO
Autori: Roberto Trinchero e M. Loretta Tordini
Titolo: Responsabilità e disagio. Una ricerca empirica sugli adolescenti piemontesi
Editore: Franco Angeli
Collana: Percorsi di ricerca
Pagine: 224
ISBN: 978-8856844375
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Perchè gli alunni sentono che l’ambiente scolastico è diverso da quello al quale ambirebbero? Perchè se gli insegnanti lavorano come hanno sempre fatto, non ottengono i risultati che hanno sempre ottenuto?
“Responsabilità e disagio” libro scritto da Roberto Trichero e Maria Loretta Tordini casa editrice Franco Angeli (Milano,; 216 pagine) va ad indagare proprio questi aspetti della scuola e dei ragazzi di oggi nel loro rapporto con gli adulti.
Nel primo capitolo Maria Loretta Tordini, ci offre una visione del contesto in cui verrà svolta l’indagine, prendendo in esame:
Gli aspetti socio-economici-sociali in particolare i fenomeni di boom economico, crisi e globalizzazione.
Le nuove tecnologie che portano i soggetti ad un progressivo isolamento dovuto all’abbandono di una comunicazione faccia a faccia, per tuffarsi in una realtà virtuale.
Le trasformazioni politiche, l’incontro e lo scontro tra culture e popoli diversi.
La divergenza tra giovani e anziani che appare sempre più grande.
“Gli adolescenti non vedono il mondo come lo vedono gli adulti” si apre così il secondo capitolo a cura di Roberto Trichero.
La separazione tra mondo degli adulti e mondo degli adolescenti, appare oggi sempre più netta grazie all’affermazione della società urbana e ai ruoli che esse impone.
La società di oggi fatica ad assorbire i ragazzi, al fine di assegnargli un ruolo adulto. I ragazzi vedono quindi la condizione adulta come qualcosa che sempre di più si allontana da loro, qualcosa che sfuma tra le loro mani.
La ricerca riportata in “Responsabilità e disagio” vuole descrivere le caratteristiche degli adolescenti che manifestano atteggiamenti di possibile disagio evolutivo; e rilevare relazioni significative tra le variabili e tali atteggiamenti.
Secondo l’ipotesi d’indagine, gli indicatori di disagio si manifestano in modalità differenti per: 1.maschi e femmine; 2.ragazzi di età diversa; 3.ragazzi residenti in contesti abitativi diversi; 4.ragazzi che denotano livelli diversi di empatia nei confronti dei problemi altrui; 5.ragazzi che ritengono importanti aspetti differenti nello spiegare l’insuccesso scolastico.
Il disagio è stato operazionalizzato in 24 fattori.
Come tecnica di rilevazione dati, è stata adottata una variante della tecnica delle storie, che si basa sul presupposto che valori e atteggiamenti del soggetto, ne guidino le scelte in situazioni cruciali in cui questo è chiamato a prendere una posizione netta.
Ciascuno dei 24 fattori di disagio ha originato una storia, in cui i rispondenti erano chiamati a schierarsi con uno o con l’altro protagonista della storia o a giudicare giusto o sbagliato un comportamento.
La popolazione presa a riferimento è quella degli studenti piemontesi, il campione non è stato scelto secondo criteri rappresentativi.
I risultati dell’indagine ci dicono che, effettivamente, è presente un disagio nei ragazzi, ma questo dato non è così alto come ci si aspettava: il disagio è infatti percepito solo dal 16% del campione.
Questo libro risulta a mio parere molto interessante, in quanto cerca di far capire che gli ideali e gli atteggiamenti degli adolescenti di oggi, non sono così lontani da quelli degli adulti.
Come si può notare negli ultimi capitoli del libro, in cui vengono “tirate le somme” dell’indagine, i ragazzi hanno bisogno che gli adulti non li abbandonino nel loro percorso di crescita, che questi non rinuncino ad educarli; hanno bisogno di figure di riferimento, non di adulti amici; chiedono una maggiore professionalità da parte dei docenti e una maggiore capacità di ascolto da parte loro.
I ragazzi di oggi sanno che devono assumersi le proprie responsabilità, chiedono soltanto che gli adulti si assumano le loro di responsabilità, riprendendo il ruolo di educatori degli “adulti del domani”.
“Società dei ragazzi e società degli adulti: tanto diverse da generare disagio?”
Quante volte abbiamo sentito dire che gli adolescenti sono apatici, svogliati, insoddisfatti per le attività svolte, poco responsabili, inclini alla violenza? Ma è vero tutto questo? Roberto Trinchero, nel secondo capitolo del testo, introduce le differenze tra la “società dei ragazzi” e quella degli adulti e le difficoltà che le caratterizzano. Il passaggio all’età adulta è un momento in cui “il ragazzo si trova a far convivere e cambiare gradualmente valori, norme, modelli, abitudini, stili di vita tipici della società dei ragazzi con i corrispondenti della società degli adulti”. Il soggetto quando cresce si trova esposto a delle pressioni che spesso sono contrastanti. Da una parte queste provengono dalla “società dei ragazzi”, dall’altra invece dalla “società degli adulti”, che gli chiedono di responsabilizzarsi, ma poi gli forniscono dei messaggi opposti che conducono alla deresponsabilizzazione. Un atteggiamento “seduttivo” (inteso come portare a sé, se-ducere) è un esempio di deresponsabilizzazione perché mira a “tenere a sé” il bambino il più a lungo possibile, privandolo della sua personalità. Al contrario, un atteggiamento “educativo” (inteso come portare fuori, e-ducere) è basato sul dare dei limiti, ma anche delle responsabilità crescenti. Queste pressioni e messaggi contrastanti possono essere la causa di un disorientamento nel percorso di responsabilizzazione che può sfociare in disagio, inteso come stato di malessere, comportamento trasgressivo e condotta autolesiva. In questo testo gli autori hanno condotto una ricerca empirica su 2156 ragazzi di sei istituti piemontesi diversi. L’obiettivo dell’indagine è quello di “descrivere le caratteristiche degli adolescenti che manifestano atteggiamenti di possibile disagio e rilevare relazioni significative tra le variabili suddette e tali atteggiamenti”. Gli indicatori di disagio si manifestano secondo modalità differenti: per età, genere, contesti abitativi differenti, scuola frequentata, considerazioni diverse riguardo al proprio insuccesso scolastico. L’indagine, svolta attraverso un questionario on line compilato nelle scuole, ha chiesto ai ragazzi di confrontarsi con 24 situazioni problematiche legate alla loro vita quotidiana e di prendere una posizione tra due scelte alternative: una posizione di disagio ed una di responsabilità, cioè affrontare con sicurezza e maturità i problemi. I risultati emersi dalla ricerca rivelano che il disagio esiste, ma è un fenomeno contenuto che riguarda il 16% dei soggetti indagati. Ritengo che questo libro vada letto perché fa capire come spesso siano i genitori e la società stessa degli adulti a non responsabilizzare gli adolescenti giustificandoli e fornendo loro delle scuse. Per esempio, le cause degli insuccessi scolastici al giorno d’oggi non vengono più ricercate nello studente, come un tempo, ma quasi interamente negli insegnanti e nell’organizzazione scolastica. Educare significa tirare fuori il meglio del ragazzo, responsabilizzandolo e portandolo a comportarsi in maniera più matura, assolvendo i propri compiti di sviluppo.
Vittoria Brunelli