Recensione di Magari (If only), il lungometraggio di Ginevra Elkann, con Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher, in anteprima in Piazza Grande a Locarno.
Da poche ore si è alzato il sipario sulla 72esima edizione del Locarno film festival e l’onore – e onere – di inaugurare la kermesse è andato a Magari (If only), debutto nel lungometraggio della produttrice Ginevra Elkann, che oggi corona un sogno coltivato sin dall’età di quattordici anni.
Con Magari la regista ci porta nella vita di tre bambini. Tre fratelli tra i nove e i quattordici anni alle prese coi sentimenti, la famiglia, la crescita (e pure la religione).
È l’inverno dei primi anni ‘90. La scena si apre a Parigi dove i tre vivono con la madre e il suo nuovo compagno. Un evento inatteso farà loro trascorrere le vacanze di Natale col padre, Carlo, aspirante sceneggiatore che vive a Roma.
I tre dovranno fare i conti con la realtà di un papà che li ama ma che non vedono mai; con la lontananza da casa; e con le proprie emozioni in un periodo delicato come l’infanzia.
La fotografia gentile e intima della famiglia che ci regala la Elkann è una sorpresa.
Attingendo ad elementi autobiografici (è cresciuta, a sua volta, con due fratelli e i suoi genitori si sono separati quando era molto piccola), tratteggia un’immagine di ciò che prova un bambino (un tumulto interiore e silenzioso) alle prese col divorzio dei genitori. Figure di riferimento che finiscono talvolta per essere idealizzate al fine di fronteggiare e avere la meglio sul proprio dolore.
Sono, difatti, gli occhi dei bambini ad essere il fulcro della pellicola. Loro è lo sguardo sul mondo degli adulti. Loro sono le speranze. E loro sono le vacanze strampalate a Sabaudia (altro luogo caro alla regista) volute da un padre tanto affettuoso quanto carente.
Ha il volto di Riccardo Scamarcio il nostro Carlo. Tipico uomo anni Novanta, incapace di stare dietro ai figli, svogliato e imperfetto. Fondamentalmente egoista e distratto, al cui fianco c’è l’eclettica Benedetta (Alba Rohrwacher). Una donna che, al contrario di lui, è difficile da incasellare in uno stereotipo, è imprevedibile e libera. Una libertà che precorre i tempi e che rende il rapporto tra i due un su-e-giù sulle montagne russe.
Perché Magari è proprio questo: una piccola montagna russa di gioia e infelicità sino al momento della resa alla realtà, che non è mai idilliaca ma sa riservare sorprese.
In una frase, Magari non è un film perfetto però riesce ad addentrarsi con sicurezza nei meandri dei sogni e dolori dei cuori più giovani e fragili. È malinconico ma sa lasciare la porta aperta alla felicità.
Vissia Menza
ndr. Non dimenticate il nostro diario da Locarno 72 dove potete rimanere aggiornati in tempo reale!

Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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